Interruttore di Ruhmkorff

 

 
DATA/PERIODO: seconda metà XIX sec.
MISURE: lunghezza: 30 cm, larghezza: 20 cm, altezza: 19 cm.
MATERIALE: ferro, rame, vetro, legno.
SCRITTE/FIRME: Atelier Ruhmkorff, J. Carpentier, Ing. Constr. a Paris
N° INVENTARIO: 562

 

 

 

Il fisico francese Léon Foucault (1819-1868) propose nella seconda metà degli anni Cinquanta del XIX secolo diversi tipi di interruttori da collegare al primario dei rocchetti di Ruhmkorff. Questo rappresenta il suo modello più perfezionato, che verso la fine del XIX secolo, fu poi soppiantato dai più efficaci interruttori a turbina o elettrolitici.

L'apparecchio, montato su di una base di legno, comprende essenzialmente due circuiti, uno da collegarsi ad una pila, mentre l'altro viene inserito in serie con il primario della bobina.

 

 

 

 

 

 

 

 

Particolare con incisione: "Atelier Ruhmkorff, J. Carpentier, Ing. Constr. a Paris".

Il primo circuito parte da un serra file e tramite una lamina di rame è collegato ad una delle staffe che sostengono un commutatore di Ruhmkorff (vedi n° inv. 556). La seconda staffa è in comunicazione con un secondo serrafili e con una colonnina d’ottone sulla quale è avvitato un asse filettato con disco di ebanite; quest'ultimo porta un ghiera d'ottone nella quale si inserisce un vasetto di vetro recante un coperchio forato di ebanite. Il fondo del vasetto è di ottone e reca un corto elettrodo che penetra nel vasetto.

Il secondo circuito comprende anch'esso un commutatore e un vasetto, del tutto simili a quelli descritti, ma uno dei montanti del commutatore è però collegato ad una coppia di elettromagneti verticali. Questi sono in serie e sono posti in comunicazione con un serra file e, tramite lamine di rame, ad un oscillatore meccanico. Esso si compone di un'asta a cremagliera la cui altezza è regolabile tramite un pignone munito di manopola di ebanite. L'asta sostiene una lamina elastica sulla quale è fissato trasversalmente un braccio di ottone. Il braccio reca ad un’estremità un'ancora di ferro che si trova in corrispondenza dei poli degli elettromagneti, mentre, sull'altro lato sono avvitate due asticelle in ferro che penetrano nei vasetti. Sul braccio è fissata anche un'asta verticale sulla quale, tramite vite di bloccaggio, è inserito un contrappeso sferico di ottone.

I vasetti vengono parzialmente riempiti di mercurio (sul mercurio si versava uno strato di petrolio: questo permetteva di ridurre le scintille che scoccavano fra le asticelle oscillanti e il mercurio all’apertura e alla chiusura del circuito, impedendo altresì una rapida ossidazione del metallo liquido). Il primo circuito viene inserito in serie con il primario del rocchetto e con la sua sorgente di elettricità, il secondo circuito (comprendente gli elettromagneti) viene invece collegato ad una pila indipendente. L’ancora della lamina viene così attratta dagli elettromagneti, l'asticella fuoriesce dal mercurio, il circuito viene interrotto e il braccio oscillante ritorna nella posizione iniziale. Si ristabilisce così il circuito e il ciclo continua: il braccio oscilla rapidamente come quella di un campanello elettrico. Il movimento del braccio provoca ovviamente anche l'interruzione nel circuito collegato al rocchetto. In questo modo esso è alimentato con una corrente interrotta periodicamente. La frequenza delle interruzioni può essere variata modificando l'altezza del contrappeso sull’asta. 

declinazione

Liceo Scientifico "Angelo Messedaglia"
Via Bertoni, 3b
37122 Verona
C.F.: 80011700236