Piccolo rocchetto di Ruhmkorff

 

DATA/PERIODO: 1886
MISURE: larghezza: 29 cm, lunghezza: 10 cm, altezza: 13 cm
MATERIALE: legno, filo, ferro, rame, ottone
N° INVENTARIO: 631

 

 

 631 rocchetto

Il rocchetto di Ruhmkorff è un tipo di bobina a scarica disruptiva, utilizzato come trasformatore per produrre impulsi di breve durata a tensione elevata in un circuito a corrente continua di basso voltaggio. 

Questo strumento consiste in due solenoidi di fili di rame isolato avvolti attorno a un unico nucleo di ferro. Il solenoide primario, a bassa tensione, è costituito da decine o centinaia di avvolgimenti, l’altro, ad alta tensione, da diverse migliaia. 

Quando una corrente elettrica percorre l’avvolgimento primario, essa crea un campo magnetico che, attraverso il nucleo di ferro, trasmette il campo anche all'avvolgimento secondario inducendo una forza elettromotrice. Quando la corrente viene interrotta improvvisamente, il campo magnetico cala rapidamente inducendo un impulso ad alta tensione attraverso il secondario. 

L’interruttore che permette di interrompere la corrente induttrice consiste in una piastrina di ferro vibrante. Al passaggio della corrente, la piastrina viene attirata dal campo magnetico prodotto dalla bobina, interrompendo così il circuito primario. A questo punto, termina l’azione attrattiva della bobina sulla piastrina, che ricade, ristabilendo così la corrente e richiudendo il circuito induttore. Spesso è utilizzato anche un condensatore posto in parallelo per permettere una variazione più rapida della corrente nel primario e, di conseguenza, anche una maggiore differenza di potenziale, oltre a ridurre la presenza di archi elettrici nel solenoide che, a lungo andare, potrebbero danneggiarlo.

Per evitare che le alte tensioni generate nella bobina danneggino l'isolamento delle spire del secondario, il primario è isolato con uno spesso strato di carta o gomma, il secondario invece con paraffina.

Questo strumento fu utilizzato nel 1886 nel celebre esperimento condotto da Heinrich Hertz, dimostrando l’esistenza delle onde elettromagnetiche, teorizzate matematicamente nel 1873 da James Clerk Maxwell.

 

 

 

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