DATA/PERIODO: seconda metà XIX sec.
MISURE: larghezza: 62 cm, lunghezza: 15 cm.
MATERIALE: vetro, ottone.
N° INVENTARIO: 558
L’uovo elettrico, anche detto uovo filosofico, è costituito da un recipiente di vetro di forma ovoidale contenente due sferette di ottone, supportate da due aste dello stesso materiale, che fungono da elettrodi. L’asta superiore è mobile grazie a una manopola posta all’estremità superiore dello strumento; all’estremità inferiore si trova un rubinetto che permette la regolazione della pressione del gas all’interno del contenitore. Collegando un rocchetto di Ruhmkorff all’apparecchio viene generata una tensione fra gli elettrodi che dà origine a una scarica elettrica; in base a temperatura e pressione del gas introdotto si verificano effetti diversi.
In presenza di gas non rarefatti si crea una corrente che non presenta fenomeni acustici o luminosi, e che in assenza di agenti ionizzanti si estingue rapidamente. Questa corrente è causata dagli ioni già presenti nel gas che, a causa dell’alta densità, non possono accelerare abbastanza a lungo da riuscire a scindere le molecole in altri ioni durante gli urti.
Nei gas sufficientemente rarefatti, invece, il libero cammino medio degli ioni permette loro di acquistare un’energia cinetica tale che possano scindere le molecole in nuovi ioni, generando una scarica luminosa. Con valori specifici di temperatura e pressione si ottengono delle linee luminose alternate a zone oscure dovute rispettivamente a urti e spostamento degli ioni.
Infine, in presenza di gas molto rarefatti i fenomeni luminosi cessano a causa del numero ridotto di molecole da ionizzare. In questa situazione gli ioni positivi urtano il catodo provocando la fuoriuscita di elettroni, chiamati raggi catodici, che a loro volta colpiscono il vetro generando una luce verdastra e che, se dotati di energia sufficiente, possono produrre raggi X.
Immagine tratta da Trattato Elementare di Fisica Sperimentale ed Apllicata, Adolphe Ganot, 1861 (pag.411).