DATA/PERIODO: seconda metà XIX sec.
MISURE:diametro di base 10 cm, altezza 30 cm.
MATERIALE: ottone e vetro.
N° INVENTARIO: 572
Questo strumento è dotato di due prismi che producono la stessa dispersione. Serviva per rendere minima l’aberrazione cromatica: effetto, presente in tutti i sistemi ottici con lenti, che causa immagini caratterizzate da aloni iridescenti.
Lo strumento che ha come funzione prorpio lo studio della dispersione e della aberrazione della luce è costituito da un sostegno di ottone, per i prismi, ad altezza variabile appoggiato su una base pesante che assicura la stabilità dei due prismi.
L’apparecchio dimostra come si possa, se non eliminare, almeno rendere minima l'aberrazione della luce, proprio grazie al fatto che è composto da due prismi che producono la stessa dispersione, ma diversa deviazione del raggio luminoso: uno, detto crown, di vetro più leggero, con indice di rifrazione n= 1,53 e angolo rifrangente di 16°; l’altro, detto flint, più pesante, con n= 1,634 e angolo rifrangente di 12°. Sovrapponendo i due prismi in senso opposto, l’effetto complessivo sarà un raggio deviato, ma non disperso. Questo accorgimento viene sfruttato anche nei moderni strumenti ottici, anche se il fenomeno dell’aberrazione non può mai essere del tutto eliminato. Nel 1757, Dollond, un ottico di Londrà riuscì per primo ad effettuare una rifrazione senza sensibile dispersione, impresa che lo stesso Newton riteneva impossibile.
Disegno tratto da libro antico: i due prismi Crown e flint.