Camera chiara di Wollaston

 
DATA/PERIODO: seconda metà XIX sec.
MISURE: larghezza: 1 cm, lunghezza: 7 cm, altezza: 44 cm
MATERIALE: ottone, vetro, acciaio
N° INVENTARIO: 567

 

Ideata nel 1804 dal fisico e chimico inglese William Hyde Wollaston (1766-1828), la camera lucida, detta anche camera chiara, permetteva di copiare un oggetto riflettendone l’immagine su di un piano. Lo strumento è formato da una base in ottone sulla quale è incernierata una colonnina inclinabile. Sulla colonna è posizionato un piccolo prisma a quattro facce, che permette di ottenere un’immagine non capovolta dell’oggetto che si vuole raffigurare grazie alla riflessione totale. La camera chiara di Wollastone consiste in un piccolo prisma di vetro a quattro facce, di cui la figura 332 rappresenta una sezione perpendicolare agli spigoli. L'angolo A è retto, l'angolo  è di 135°, e ciascuno degli angoli B e D è di 67° e  mezzo circa. 

Il prisma è sostenuto da un piede formato di due pezzi scorrevoli l'uno dentro l'altro, per cui risulta possibile innalzarlo o abbassarlo; inoltre è possibile farlo girare più o meno intorno ad un asse parallelo ai suoi spigoli.  Se si volge la faccia AB verso l'oggetto di cui si cerca l'immagine, i raggi partiti da esso cadono quasi perpendicolarmente su questa faccia, vi penetrano senza rifrazione  sensibile, e  subiscono la riflessione totale sulla faccia BC, perchè, essendo ab normale alla faccia BC, si riconosce facilmente che l'angolo d'incidenza Lna e l'angolo B sono eguali, in quanto hanno i loro lati rispettivamente perpendicolari; inoltre siccome l'angolo B è di 67° e mezzo, l'angolo anL è maggiore dell'angolo limite del vetro (433), condizione, necessaria perché avvenga la riflessione totale. Giunti in o i raggi subiscono ancora la riflessione totale e sortono vicinissimi allo spigolo D, in una direzione sensibilmente perpendicolare alla faccia DA, di modo che l'occhio, il quale riceve questi raggi, vede l’ immagine dell'oggetto. 

 

 

camera chiara1 567

camera chiara2 567

 

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Disegno tratto da Ganot, "Tratttato elementare di Fisica", 1861.

 

 

 

 

declinazione

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